
Le donne nell’informatica. Una storia che parla al femminile.
Le donne hanno avuto un ruolo importante nella storia dell’informatica e sono presenti in questo campo fin dalle sue origini.
Oggi in un mondo completamente stravolto dalla tecnologia e dall’informatica (e dai social network) le donne pur avendo un ruolo da vere protagoniste sono tuttavia ancora una minoranza nel settore.
Preparate, qualificate e di talento. Ma decisamente ancora troppo poche le donne nel mondo dell’informatica e delle discipline tecnologiche. Si tende, quindi, a sottovalutare l’impatto delle donne in questo campo, ma al contrario di ciò che in molti pensano, sono molte quelle che hanno saputo lasciare il segno.
Queste donne innovative nella storia della tecnologia hanno contribuito a scrivere pagine importanti per il settore e, ancora oggi, svolgono un ruolo di primo piano nello sviluppo del comparto e al di là di ogni stereotipo.
Analizzare il percorso storico dell’informatica ci porta a scoprire che non solo le donne sono brave in questo ambito, ma spesso hanno battuto sul tempo i colleghi uomini.

Non è un mondo per donne. Ma non è sempre stato così.
Il presupposto importante per comprendere questo fenomeno sociale è che l’immagine del programmatore uomo nasce soltanto negli anni Ottanta.
Prima, infatti, le donne impiegate nell’informatica erano numerose.
Nel 1967 le programmatrici nelle nascenti società di informatica erano ventimila.
La programmazione veniva identificata come un compito ripetitivo e poco stimolante per ingegneri e matematici. Una situazione perfetta, invece, per quelle lavoratrici istruite che riuscivano ad assimilare i concetti base della disciplina.
Le prime tracce del lavoro femminile nella programmazione risalgono alla fine dell’Ottocento, con molte donne assunte da università e centri di ricerca.
Una professione perfetta, dunque, per giovani ragazze. Programmare richiedeva quelle che per gli stereotipi dell’epoca erano considerate capacità tipicamente “femminili”: pazienza, perseveranza e attenzione ai dettagli.
Durante la Prima guerra mondiale le “donne computer” vennero impiegate nel settore della balistica per calcolare la traiettoria di missili e bombe.
Negli anni Quaranta il loro ruolo divenne fondamentale. Riuscivano a sostenere grandi carichi di lavoro, programmando in maniera precisa e rapida, contribuendo così allo sviluppo della NACA (il nome originario della NASA).
“È esattamente come preparare una cena: devi pianificare prima e pensare alla sequenza di ogni cosa in modo che sia pronta quando ne hai bisogno. Programmare richiede pazienza e la capacità di considerare ogni dettaglio.
Per le donne programmare un computer è una cosa per così dire naturale”
Grace Hopper – Intervistata da “Cosmopolitan”
I pregiudizi, quindi, avevano stabilito che programmare fosse “roba da donne”.
Quando arrivarono i primi computer sembrò naturale mettere proprio le donne ad operarli.
L’Eniac, il primo computer “digitale” ad uso non specialistico della storia, fu impostato nel 1946 da sei donne senza l’aiuto di nessun manuale d’istruzioni: Kay Mauchley Antonelli, Jean Bartik, Betty Holberton, Marlyn Meltzer, Frances Spence e Ruth Teitelbaum.

Gli anni Cinquanta e Sessanta
Negli anni Cinquanta e Sessanta quando le aziende cominciarono ad affidare ai computer ed al software il compito di calcolare gli stipendi ed elaborare dati, le donne rimasero all’avanguardia e si occuparono dei lavori più importanti.
Amazing Grace, la regina dell’informatica
Scienziata con un dottorato in matematica e contrammiraglio della Marina statunitense, Grace Murray Hopper (1906-1992) è stata la prima programmatrice del computer Mark I, usato dagli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale per decifrare i codici nemici. Fu lei a inventare il termine debugging per indicare la procedura di individuazione e correzione dei malfunzionamenti: il computer si era bloccato e Grace risolse il problema eliminando la falena (il bug, insetto) che vi era rimasta intrappolata.
Grace Murray Hopper è spesso considerata la realizzatrice del primo “compilatore”, un programma che traduce le istruzioni scritte in un linguaggio di programmazione in un codice comprensibile al microprocessore.
Hopper creò anche il linguaggio Flow-matic per gli uomini di affari che non erano tecnici. Il Flow-matic è alla base del Cobol, un’altra invenzione di Hopper, enorme passo in avanti per l’informatica. Si tratta di un linguaggio di programmazione pensato per l’elaborazione di dati di natura commerciale. Sviluppato nel 1959, è tuttora in uso, a sessant’anni dalla sua invenzione, in ambito finanziario, aziendale e bancario. I software scritti in Cobol sono alla base del funzionamento dei bancomat.
Gli anni della svolta
Negli anni successivi, la figura delle donne è stata relegata sempre più tra le seconde file, lasciando le loro storie solo nelle riviste specializzate e nella saggistica. Le donne cominciano ad essere estromesse dalla programmazione nel 1984.
Uno studio aveva rilevato che fino a dieci anni prima il numero di donne e di uomini che si interessavano all’informatica era più o meno lo stesso, mentre ora a scuola le ragazze ricevevano un solo messaggio: i computer erano per i maschi.
L’aspetto socioculturale fu determinante per rendere l’ambiente informatico prettamente maschile, contribuendo a far dimenticare il passato al femminile di questo settore sempre più fondamentale nella società odierna.
Sradicare, quindi, gli stereotipi culturali, attraverso un nuovo modello educativo. È fondamentale un cambio dei modelli di riferimento per le ragazze.
Un incentivo a costruire un’immagine di sé in cui possono essere chi vogliono e fare ogni tipo di carriera.
Note
“The secret history of women in coding” – New York Times
“Le donne dimenticate che hanno fatto la storia dell’informatica” – Sofia Bettio – The Sub
“Informatica e STEM: non è un mondo per donne. Ma non è stato sempre così” – Viola Rigoli – iO DONNA
“Donne nell’informatica: una rivoluzione silenziosa” – Roberta Caputo – donne.it
“Grace Murray Hopper” – NOE IIS Galilei-Luxemburg (coordinato dalla prof. Paola Cartaino)